Switch to SGLT2 Inhibitors and Improved Endothelial Function in Diabetic Patients with Chronic Heart Failure

Switch to SGLT2 Inhibitors and Improved Endothelial Function in Diabetic Patients with Chronic Heart Failure

Autori: Michele Correale1 · Pietro Mazzeo2 · Adriana Mallardi2 · Alessandra Leopizzi2 · Lucia Tricarico2 · Martino Fortunato2 · Michele Magnesa2 · Salvatore Tucci2 · Pasquale Maiellaro2 · Giuseppe Pastore2 · Olga Lamacchia2 · Massimo Iacoviello2 · Matteo Di Biase2 · Natale Daniele Brunetti2

1 Ospedali Riuniti University Hospital, Foggia, Italy

2 Department of Medical and Surgical Sciences, University of Foggia, Foggia, Italy

Negli ultimi decenni, la prevalenza del diabete mellito (DM) nel mondo è quasi raddoppiata, dal 4,7% nel 1984 al 9,3% nel 2019. Il DM di tipo 2 è un importante fattore di rischio per diverse condizioni cardiovascolari, tra cui l’ insufficienza cardiaca e la disfunzione endoteliale. Gli inibitori del sodio-glucosio-cotrasportatore-tipo-2 (SGLT2i) rappresentano una nuova classe di agenti anti-iperglicemici per il diabete mellito di tipo 2, che agiscono con meccanismo insulinoindipendente inibendo selettivamente il riassorbimento renale del glucosio, aumentandone così l’escrezione urinaria. Lo studio EMPA-REG OUTCOME è stato il primo a dimostrare gli effetti cardioprotettivi di un SGLT2i, l’ empaglifozin. L’ impressionante riduzione del 35% dei ricoveri per scompenso cardiaco ha supportato l’ipotesi di un possibile ruolo degli SGLT2i tra i farmaci per la terapia per lo scompenso cardiaco, con o senza diabete. Questa ipotesi è stata ulteriormente confermata in altri due ampi studi randomizzati controllati con placebo, il CANVAS con canagliflozin e il DECLARE TIMI 58 con dapagliflozin, ed ulteriori dati real life dal CVD-Real Study. L’uso degli SGLT2i è stato inoltre associato ad un miglioramento della funzione endoteliale in alcuni studi su modelli sperimentali non umani; questo miglioramento può rappresentare un importante meccanismo alla base dei benefici cardiovascolari del trattamento con SGLT2i. Tuttavia, si sa poco sul possibile effetto delle gliflozine sulla funzione endoteliale nell’uomo.

Lo scopo di questo studio osservazionale è stato quello di valutare i possibili effetti sulla funzione endoteliale, valutati mediante dilatazione flusso-mediata (FMD), in pazienti con scompenso cardiaco cronico e diabete mellito di tipo 2 che passano da altri ipoglicemizzanti orali alla terapia con SGLT2i.

Sono stati arruolati 45 pazienti con scompenso cardiaco cronico e DM, di questi 22 iniziavano la terapia con SGLT2i e 23 proseguivano la terapia originaria. Veniva effettuata sia all’arruolamento che al follow up una valutazione della funzione endoteliale mediante FMD.

Dopo un follow-up di 3 mesi, i pazienti che avevano iniziato terapia con SGLT2i hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo della funzione endoteliale (19,0 ± 5,7% vs 8,5 ± 4,1%, p < 0,0001); i livelli basali di FMD erano comparabili tra i gruppi (p n.s.). Il trattamento con SGLT2i è stato inoltre associato ad una riduzione statisticamente significativa dei livelli di emoglobina glicata (7,7 ± 1,0% vs 8,2 ± 1,2%, p <0,01) ed una riduzione non significativa della PCR (2,0 ± 2,2 vs 3,0 ± 3,6 mg/dl, p n.s. ) e dei livelli di NTproBNP (581,6 ± 564,5 vs 1609,3 ± 2543,3, p 0,09). I cambiamenti nei valori di FMD non erano proporzionali ai cambiamenti nei livelli di NTproBNP, CRP ed emoglobina glicata all’analisi univariata, ma erano correlati ai valori di FMD di base (r = – 0,62, p <0,05). Le variazioni dei valori di FMD non erano proporzionali ai livelli di emoglobina glicata al basale. L’inizio di terapia con SGLT2i correlava con il miglioramento dei livelli di FMD anche all’analisi di regressione multivariata in un modello che includeva età, sesso, livelli basali di FMD, valori di LVEF, EDV, NTproBNP, CRP, HbA1c, variazioni della percentuale di NTproBNP, CRP ed HbA1c ( p < 0,001).

In conclusione il passaggio a SGLT2i in pazienti con scompenso cardiaco cronico e T2DM è stato associato in questo studio osservazionale ad un miglioramento della funzione endoteliale valutata mediante dilatazione flusso – mediata (FMD).