A cura di Roberta Lotti, Università degli studi di Genova
L’utilizzo della duplice terapia antiaggregante nei pazienti affetti da sindrome coronarica, sia acuta sia cronica, presenta ancora numerose controversie: tra queste, l’efficacia e la sicurezza di un trattamento estremamente breve rispetto al “tradizionale” trattamento prolungato per 12 mesi. Infatti, una duplice antiaggregazione di lunga durata garantirebbe una più solida protezione dal rischio ischemico, tuttavia a prezzo di un aumento del rischio di sanguinamento, mentre, al contrario, una duplice antiaggregazione di breve durata risulterebbe più sicura dal punto di vista emorragico offrendo, però, una minor efficacia sul rischio ischemico. Tale problema è anche maggiormente amplificato quando ci troviamo a gestire pazienti affetti da concomitanti comorbilità che comportano un elevato rischio di sanguinamento.
Questa interessante meta-analisi ha confrontato una strategia di lunga durata (12 mesi) contro una strategia di durata molto breve (1 o 3 mesi) in 35 785 pazienti provenienti da trials clinici randomizzati e dimostra come l’utilizzo di una duplice antiaggregrazione molto breve sia comparabile all’utilizzo di una duplice antiaggregazione tradizionale in termini di efficacia sul rischio ischemico. Inoltre, il trattamento breve si associa ad una significativa riduzione degli eventi emorragici in confronto al trattamento prolungato. Tutto ciò sembra dunque supportare la fattibilità e la sicurezza di una duplice antiaggregrazione di breve durata. Per saperne di più leggete l’articolo completo!
Read More: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31942965/